L’articolo che segue è stato scritto da un Autore che stimo molto e che ha uno stile chiaro e curato. Non rispecchia il mio pensiero in alcuni punti ma, come promesso, questo è un blog che non è basato sul pensiero unico. Ben venga il dibattito, se i modi sono rispettosi dell’altrui pensiero.

Perché la razza umana, fin dall’inizio del suo percorso sul pianeta, ha utilizzato la “caverna” anziché la “tana”, creando di fatto il modello sociale la cui cellula è la famiglia?
Perché a differenza degli altri cuccioli del regno animale che si rendono autonomi al massimo entro il primo anno di vita, i cuccioli di uomo, per diventare autonomi, di anni ne impiegano ben più assai, per dirla come un mio caro amico partenopeo.. E questo , fin da allora, ha imposto i diversi ruoli funzionali, e non solo biologici, tra gli attori del nucleo: padre madre e figli. Un modello diventato base della struttura sociale che ha consentito all’umana famiglia di vivere e prosperare e diventare la specie intelligente e dominante.
E’ abbastanza chiaro infatti – tutti lo sappiamo bene – che questi ruoli erano e sono concettualmente semplici ed ubbidiscono a istinti primordiali quali la preservazione e la continuazione della specie che impongono la possibilità di trovare il cibo, di difendersi dagli attacchi delle altre specie, di proteggersi dal freddo , dal caldo , dalle malattie, dai pericoli . Siamo esseri sociali perché è solo socializzando che possiamo realizzare praticamente tutte quelle esigenze primarie (ed anche secondarie che soddisfano i piaceri) che preservano la specie, che ci consentono di chiamarci umanità.
Ora però – in nome di una identità puramente individuale, singolarmente dominante e di interessi vari, tra i quali prevale quello economico – una parte della società vuole e tenta di smantellare quel modello sociale che ha come base la famiglia.
Appare infatti in modo evidente che il post moderno non voglia figli e addirittura , come scrive Silvana De Mari, che questa negazione venga offerta come dono al pianeta. Insomma il post moderno odia. Odia il figlio, odia la madre e soprattutto il padre.
La figura paterna ha il torto di dover rappresentare anche l’autorità, perché una corretta educazione deve dare amore e anche ragionevole autorità. I bambini ne hanno necessità, non a caso giocando fra loro imparano la vita, sperimentano con giochi che simulano la vita vera. Giochi in cui recita un ruolo importante l’amicizia, ma anche l’autorità che da sempre qualcuno del gruppo dei pari, più forte o più adulto, utilizza su chi la subisce. Ma per quanto a volte il gioco possa diventare anche molto duro (bisogna sempre valutare gli avvenimenti che possono apparirci banali con gli occhi e l’età di chi li vive) rimane una esperienza , una sperimentazione che prepara alla vita adulta futura. Oggi ad esempio sono sempre più numerose le voci di chi sostiene che dovrebbe essere ripristinato il servizio militare o sociale obbligatorio. Non che ciò debba obbligatoriamente avvenire, ma probabilmente molte persone mettono in relazione l’eliminazione dell’obbligatorietà di questi servizi con un ritardo della maturità e un prolungamento dell’adolescenza , definita adultescenza.
Ecco allo stesso modo la figura paterna è quella deputata a creare un confine che consente ai figli di imparare a capire la prospettiva, ad usare la vista cinestesica. Ma il suo ruolo è anche quello di difesa e protezione di madre e figli anche a costo della sua stessa vita. Il suo nome e cognome è li a rappresentarlo come baluardo per avvertire i malintenzionati di quello che potrebbero subire; ma è anche li per consentire a chi di dovere di prenderlo a calci se non dovesse svolgere il suo compito.
Non a caso chi oggi vuole eliminare la differenza di genere, deve eliminare la famiglia e per farlo deve prima di tutto eliminare l’uomo padre.
Ecco che allora, come scrive Silvana De Mari, nelle narrazioni i padri sono criminalizzati o ancor peggio ridicolizzati come fossero scimuniti: Fantozzi e Homer Simpson, per fare due esempi emblematici, sono padri ridicoli. L’unico padre buono è quello di Harry Potter, vale a dire il padre morto.
I figli hanno bisogno della figura paterna. Non è solo un assunto scientifico , ma una verità dimostrata ampiamente dalla sperimentazione sul campo della vita: orfani di padre o figli di genitori separati hanno dimostrato che la carenza della figura paterna aumenta la difficoltà di formare il senso di sé forte, aumenta la possibilità di dipendenza dal giudizio, aumento l’insicurezza poi compensata da deliri di onnipotenza e conseguenti comportamenti aggressivi.
Mentre la società post moderna si sta preparando a smantellare definitivamente l’identità di genere non riconoscendo il modello famigliare congenito, proviamo per un attimo a chiederci per quale motivo il neonato riconosce immediatamente la madre dal padre ed attua con entrambi reazioni differenti? Forse la risposta è oltremodo semplice: per la nostra specie il nucleo famigliare non è semplicemente un modello organizzativo, ma la realtà dienneatica che ci connette e ci integra con il reale naturale. Senza di esso ci estingueremmo. Non è un caso che siamo fatti della stessa sostanza dell’universo.
Autore : Bruno Gandolfi.