
ALCUNE RIFLESSIONI SUL CONCETTO COSMICO DI
ESSERE SUPREMO
Non bisogna contare troppo su Dio, ma forse Dio conta su di noi. (Pauwels ).
Mi permetto di aprire con questa affermazione provocatoria di Pauwels, perché mi ha colpito per la sua incisività.
Qui Powels (coautore del “Mattino dei maghi” è
davvero bravo ad entrare nel cuore del “problema”: egli, attraverso una sintesi
straordinaria, riesce, in un sol colpo, anche tramite l’utilizzo del termine “Dio”, a rappresentare il dubbio culturale che nostro malgrado spesso ci pervade
e che insinua nella nostra laicità non dogmatica di uomini liberi e ragionevoli, aperti al dialogo con l’Essere Supremo, aspetti di contaminazione indotti da pratiche confessionali
talvolta caratteristicamente assiomatiche, con le quali ci
confrontiamo quotidianamente nella nostra società e che tendono a condurci a logiche assimilabili più alla divinazione scaramantica che al vero concetto di
Dio.
Concetto che può essere rappresentato tramite una specifica ed anche
caratteristica ritualità, ma che non può certo essere strumentalmente funzionale a sostenere e concretizzare l’interesse politico e finanziario
di una qualsiasi casta religiosa.
Ma d’altra parte, a guidarci costantemente lungo il percorso della nostra vita è
proprio questo gioco di contrapposizione concettuale, tra bene e male, illusione e disillusione, certezza e dubbio, credenza cieca e pragmatismo
che poi dentro di noi viviamo, per fortuna dico io, spesso in modo sentimentale.
L’obiettivo che mi pongo con queste righe , non è certo quello di svelare
concettualmente un siffatto argomento, non sono tanto presuntuoso, e nemmeno quello di dilungarmi in una sterile trascrizione integrata
di passi o brani tratti dalla letteratura esoterica o teologica :
questo ognuno lo fa o lo può fare autonomamente. Il
mio intento è piuttosto quello di riuscire a provocare dei solchi capaci di
incoraggiare un percorso di riflessione, che appariranno più o meno profondi e incisivi a seconda della cultura, della inclinazione interiore
e della sensibilità di ognuno.
Quasi una provocazione dunque. Perché è anche un po’ questo, io credo, ciò che i nostri personali scritti devono rappresentare .
Un veicolo su cui si possa salire per intraprendere un viaggio comune
fatto di parole e di silenzi, compiuto da chi parla e
da chi ascolta o da chi scrive e da chi legge, perché forse il desiderio di apprendere maggiormente cammina di pari passo
con la pratica dell’ascoltare o, come in questo caso, del leggere.
La frase di Pauwels ci consente di individuare le prime pietruzze che dobbiamo raccogliere per iniziare la costruzione del nostro “Tempio interiore”: Umiltà e Lavoro.
Umiltà come consapevolezza di essere e non di apparire; lavoro per
diventare.
Su scala cosmica solo il fantastico ha possibilità di essere vero, dice de Chardin.
Ma io dico che anche il fenomeno umano deve misurarsi su scala cosmica. E’ anche
ciò che affermano i più antichi testi di saggezza, ed è ciò che dice la nostra civiltà,
mentre comincia a lanciare astronavi verso i pianeti, alla ricerca di contatti con altre
intelligenze.
La nostra posizione dunque non può prescindere da quella di essere uomini testimoni
della realtà del proprio tempo. Uomini che quindi non possono essere tanto sciocchi
e presuntuosi da considerarsi universalmente unici e creati ad immagine e
somiglianza di Dio. Dovremmo essere più consapevoli della dimensione cosmica
del concetto di Essere Supremo e smetterla con questa tentazione del tutto profana
di creare dei minori.
Un giorno del 1622 i parigini scoprirono sui loro muri alcuni manifesti nei quali
lessero: “ Noi, deputati del collegio principale dei Fratelli Rosa-Croce, facciamo
soggiorno visibile e invisibile in questa città, per grazia dell’Altissimo verso cui si
volge il cuore dei Giusti, allo scopo di trarre gli uomini, nostri simili, da errore
mortale”.
Se ricordiamo per un attimo che agli affiliati della Rosa-Croce venivano a quel tempo
attribuiti molti segreti, come la trasmutazione dei metalli, il prolungamento della vita,
la conoscenza di ciò che avviene in luoghi lontani, l’applicazione della scienza
occulta alla scoperta degli oggetti più nascosti, non possiamo non accorgerci che
questi poteri sono ora patrimonio della scienza del nostro tempo.
Autore :Bruno Gandolfi
