La Regina della nebbia

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In realtà una pinta di birra rossa non si nega a nessuno, soprattutto in Galles e in particolare
quando tutto è avvolto da quelle variopinte nebbie di Avalon.
<<Nonno, insomma, ti dovresti controllare un po’ di più! Non è stagione di nebbia.>>
Protestarono in coro i tre fanciulli che si erano affacciati sulla porta di ingresso., uno dei quali
col pallone di cuoio fra le braccia.
<Avevo un folle desiderio di birra rossa e la birra rossa , alla giusta temperatura di 15,7 C°, per
dare del suo meglio desidera assolutamente la nebbia …>> il vecchio principe non si era
minimamente scomposto dalla sua poltrona mentre rispondeva ai nipoti, appoggiando con grazia
studiata , quasi affettuosamente, il boccale ancora semipieno sul tavolino di legno massiccio
disposto davanti a lui.
<< Ragazzi miei, i riti hanno le loro regole e vanno rispettati sempre. Voi nel calciare quel
vostro pallone , tra strepiti, richiami, teatralità varie e strane movenze , arrivate a immaginarvi
addirittura nel grande catino di Wembley. Vi ho visto sapete? Imitate pure il rumore di
settantamila tifosi.. ed io ho sempre goduto per voi, per il vostro magico rito. E allora per quale
oscuro motivo dovrei rinunciare al mio che, rispetto al vostro, è come paragonare una allegoria
popolare con un dramma di Shakespeare?>> Gli occhi che stavano di fronte ai ragazzi
erano vivi e lo sguardo quello del genio squinternato.
<< Vi do un consiglio>> continuò verso i nipoti intenti ad ascoltarlo ammutoliti e rassegnati :
<< andate a dire all’arbitro che deve sospendere per alcuni minuti. Solo il tempo necessario
affinché voi possiate chiedere l’intervento di vostro nonno, il Principe delle nebbie – fateglielo
presente mi raccomando, che fa sempre effetto – affinché egli elimini la nebbia.. sono certo che
capirà e non sospenderà la partita. >> rimise mano con lentezza rituale al boccale di birra, dal
quale trangugiò con evidente intimo piacere un altro buon sorso: << che torneo state
giocando?>> gli chiese quindi con sguardo furbesco e finta noncuranza.
I nipoti conoscevano bene il nonno William e la sua irremovibile cocciutaggine, pertanto si
limitarono a richiudere la porta alle loro spalle in attesa che si decidesse a finirsi la sua pinta di
birra e ritirare la nebbia .
<< quanto ci metterà?>> chiese il più giovane agli altri due.
<< poco, lo sai bene che è ingordo. Pochi minuti e la pinta sarà vuota.>>
<< ma secondo voi >> continuò il piccolo << ha ragione la mamma Mary ? E’ suonato? >>
<< macchè suonato>> rispose il maggiore mentre il medio – che , un po’ per carattere, un po’ per
posizione, non aveva quasi mai voce in capitolo – annuiva in supporto << ma hai ancora dubbi?>>
continuò il maggiore << Figurati, è un furbacchione di sette cotte, hai fatto caso al suo sguardo e
al suo sorriso sornione? La mamma è solo preoccupata perché è anziano e nella sua ansia non
comprende che lui è più furbo di un gatto selvatico, gli piace farsi coccolare >>
Il piccolo riflettè un attimo << si , è vero , il nonno è un grande ..>> disse convinto e fiero con
lo sguardo perso nella fantasia.
<<Ecco! Avete visto? Ve lo avevo detto: la nebbia è scomparsa.. dai riprendiamo. Tocca a te ,
dovevi battere il calcio d’angolo. Hei, a proposito, con la mamma acqua in bocca , ok? >>
l’assenso fu ovviamente immediato; quella era roba da uomini..
La pinta appoggiata sul tavolino era ovviamente vuota, ma un sorriso dolce e affettuoso
campeggiava su quel volto rugoso e le palpebre , un po’ appesantite anche dal sonnellino sospeso, velarono lo sguardo da re stanco.

Pubblicato da Alessandra S. Marinacci

Unitariana, scrittrice e amante del bel vivere in ogni forma: questo include gentilezza, tolleranza, amore per gli esseri viventi, Arte, Musica e prosecco.

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