Sylvia è una professoressa di filosofia, parigina. Sposata con un filosofo trascendentalista, ha un gatto rosso che guarda i film neorealisti. Almeno, a lei piace pensarlo. A Boscorinato scopre di aspettare il bambino che lei e Bertrand desiderano da anni. Certo, essere inseguita dai pirosauri non è l’ideale…
Con Lei si scoprono film, musiche e tutto quanto rende la vita interessante.
Style redhead girl in red coat and bag at parisian street with view at Eiffel tower in autumn season time
Cara Sylvia, chissà ormai dove sarai considerato che Rosso, il tuo gatto , assai curioso come ogni intellettuale che si rispetti, sempre in cerca di qualche quadro di Guttuso da ammirare comodamente e silenziosamente, ti avrà costretta a seguirlo fra tetti e mansarde. Ormai lo avrai raggiunto e ve ne starete li a rimirar quell’insieme di colori decisi , di immagini di vita, senza curarvi di quella noiosa voce petulante che vi chiede scioccamente stupita chi siete e come avete fatto ad esser li. Rosso, mi par di vederlo, starà osservando l’intruso con fare vagamente infastidito per la vacuità di quelle domande convenzionalmente borghesi, mentre tu sfoderi il tuo miglior filosofico sorriso che ha il potere di interrompere per qualche istante quel cicaleccio. E allora ecco il momento migliore per alzarsi con signorile gentilezza e togliere il disturbo prima che l’altrui stupore scemi e guasti la magia. Il mondo è bello, anzi bellissimo , talvolta davvero magico e alquanto sorprendente. Si, immagino il vostro camminar sui tetti che vi regala sensazioni uniche, che liberano dalle frustrazioni, ed anche immagini di scorci di interni che furbescamente rubate e occultate in un cassetto della memoria. Rosso sarà sicuramente dinnanzi ad annusare le sensazioni che immancabilmente trasmette come immagini attraverso gentili e affascinanti movimenti della coda. No , non cambierà mai…gli piace essere protagonista.. e a te piace proprio così. D’altronde a Boscorinato succedono meraviglie..
Commento di Bruno Gandolfi ( uno dei nostri magnifici Collaboratori)
Ecco la quarta Regina, Mary; veterinaria inglese di padre gallese ci accompagnerà nel mondo della cura degli altri e potrà aiutare Genitori ed Educatori a proporre comportamenti solidali senza moralismi e traguardi irreali. Suo Papà è il grande William, principe delle nebbie di Avalon. Purtroppo è malato di una forma mentale degenerativa; sotto forma di favola Mary spiega ai nipotini come rendere ancora felice il Nonno, un “po’ strano “.
In realtà una pinta di birra rossa non si nega a nessuno, soprattutto in Galles e in particolare quando tutto è avvolto da quelle variopinte nebbie di Avalon. <<Nonno, insomma, ti dovresti controllare un po’ di più! Non è stagione di nebbia.>> Protestarono in coro i tre fanciulli che si erano affacciati sulla porta di ingresso., uno dei quali col pallone di cuoio fra le braccia. <Avevo un folle desiderio di birra rossa e la birra rossa , alla giusta temperatura di 15,7 C°, per dare del suo meglio desidera assolutamente la nebbia …>> il vecchio principe non si era minimamente scomposto dalla sua poltrona mentre rispondeva ai nipoti, appoggiando con grazia studiata , quasi affettuosamente, il boccale ancora semipieno sul tavolino di legno massiccio disposto davanti a lui. << Ragazzi miei, i riti hanno le loro regole e vanno rispettati sempre. Voi nel calciare quel vostro pallone , tra strepiti, richiami, teatralità varie e strane movenze , arrivate a immaginarvi addirittura nel grande catino di Wembley. Vi ho visto sapete? Imitate pure il rumore di settantamila tifosi.. ed io ho sempre goduto per voi, per il vostro magico rito. E allora per quale oscuro motivo dovrei rinunciare al mio che, rispetto al vostro, è come paragonare una allegoria popolare con un dramma di Shakespeare?>> Gli occhi che stavano di fronte ai ragazzi erano vivi e lo sguardo quello del genio squinternato. << Vi do un consiglio>> continuò verso i nipoti intenti ad ascoltarlo ammutoliti e rassegnati : << andate a dire all’arbitro che deve sospendere per alcuni minuti. Solo il tempo necessario affinché voi possiate chiedere l’intervento di vostro nonno, il Principe delle nebbie – fateglielo presente mi raccomando, che fa sempre effetto – affinché egli elimini la nebbia.. sono certo che capirà e non sospenderà la partita. >> rimise mano con lentezza rituale al boccale di birra, dal quale trangugiò con evidente intimo piacere un altro buon sorso: << che torneo state giocando?>> gli chiese quindi con sguardo furbesco e finta noncuranza. I nipoti conoscevano bene il nonno William e la sua irremovibile cocciutaggine, pertanto si limitarono a richiudere la porta alle loro spalle in attesa che si decidesse a finirsi la sua pinta di birra e ritirare la nebbia . << quanto ci metterà?>> chiese il più giovane agli altri due. << poco, lo sai bene che è ingordo. Pochi minuti e la pinta sarà vuota.>> << ma secondo voi >> continuò il piccolo << ha ragione la mamma Mary ? E’ suonato? >> << macchè suonato>> rispose il maggiore mentre il medio – che , un po’ per carattere, un po’ per posizione, non aveva quasi mai voce in capitolo – annuiva in supporto << ma hai ancora dubbi?>> continuò il maggiore << Figurati, è un furbacchione di sette cotte, hai fatto caso al suo sguardo e al suo sorriso sornione? La mamma è solo preoccupata perché è anziano e nella sua ansia non comprende che lui è più furbo di un gatto selvatico, gli piace farsi coccolare >> Il piccolo riflettè un attimo << si , è vero , il nonno è un grande ..>> disse convinto e fiero con lo sguardo perso nella fantasia. <<Ecco! Avete visto? Ve lo avevo detto: la nebbia è scomparsa.. dai riprendiamo. Tocca a te , dovevi battere il calcio d’angolo. Hei, a proposito, con la mamma acqua in bocca , ok? >> l’assenso fu ovviamente immediato; quella era roba da uomini.. La pinta appoggiata sul tavolino era ovviamente vuota, ma un sorriso dolce e affettuoso campeggiava su quel volto rugoso e le palpebre , un po’ appesantite anche dal sonnellino sospeso, velarono lo sguardo da re stanco.
Non mi interessa cosa fai per vivere Voglio sapere per cosa sospiri e se rischi tutto per trovare i sogni del tuo cuore. Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di diventare stupido per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo. Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro. Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo; se puoi ballare pazzamente e consentire all’estasi di riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela. Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera. Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi subire l’accusa di un tradimento e non tradire la tua anima. Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia . Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni. Se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza. Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio, e continuare a gridare all’argento di una luna piena: si, non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore,triste o spaccato in due , e fare quel che si deve fare per i bambini . Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere. Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto . Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la mia compagnia nei momenti vuoti . scritto da una Nativa americana della tribù Oriah
Non bisogna contare troppo su Dio, ma forse Dio conta su di noi. (Pauwels ). Mi permetto di aprire con questa affermazione provocatoria di Pauwels, perché mi ha colpito per la sua incisività.
Qui Powels (coautore del “Mattino dei maghi” è davvero bravo ad entrare nel cuore del “problema”: egli, attraverso una sintesi straordinaria, riesce, in un sol colpo, anche tramite l’utilizzo del termine “Dio”, a rappresentare il dubbio culturale che nostro malgrado spesso ci pervade e che insinua nella nostra laicità non dogmatica di uomini liberi e ragionevoli, aperti al dialogo con l’Essere Supremo, aspetti di contaminazione indotti da pratiche confessionali talvolta caratteristicamente assiomatiche, con le quali ci confrontiamo quotidianamente nella nostra società e che tendono a condurci a logiche assimilabili più alla divinazione scaramantica che al vero concetto di Dio. Concetto che può essere rappresentato tramite una specifica ed anche caratteristica ritualità, ma che non può certo essere strumentalmente funzionale a sostenere e concretizzare l’interesse politico e finanziario di una qualsiasi casta religiosa.
Ma d’altra parte, a guidarci costantemente lungo il percorso della nostra vita è proprio questo gioco di contrapposizione concettuale, tra bene e male, illusione e disillusione, certezza e dubbio, credenza cieca e pragmatismo che poi dentro di noi viviamo, per fortuna dico io, spesso in modo sentimentale.
L’obiettivo che mi pongo con queste righe , non è certo quello di svelare concettualmente un siffatto argomento, non sono tanto presuntuoso, e nemmeno quello di dilungarmi in una sterile trascrizione integrata di passi o brani tratti dalla letteratura esoterica o teologica : questo ognuno lo fa o lo può fare autonomamente. Il mio intento è piuttosto quello di riuscire a provocare dei solchi capaci di incoraggiare un percorso di riflessione, che appariranno più o meno profondi e incisivi a seconda della cultura, della inclinazione interiore e della sensibilità di ognuno.
Quasi una provocazione dunque. Perché è anche un po’ questo, io credo, ciò che i nostri personali scritti devono rappresentare . Un veicolo su cui si possa salire per intraprendere un viaggio comune fatto di parole e di silenzi, compiuto da chi parla e da chi ascolta o da chi scrive e da chi legge, perché forse il desiderio di apprendere maggiormente cammina di pari passo con la pratica dell’ascoltare o, come in questo caso, del leggere.
La frase di Pauwels ci consente di individuare le prime pietruzze che dobbiamo raccogliere per iniziare la costruzione del nostro “Tempio interiore”: Umiltà e Lavoro. Umiltà come consapevolezza di essere e non di apparire; lavoro per diventare.
Su scala cosmica solo il fantastico ha possibilità di essere vero, dice de Chardin. Ma io dico che anche il fenomeno umano deve misurarsi su scala cosmica. E’ anche ciò che affermano i più antichi testi di saggezza, ed è ciò che dice la nostra civiltà, mentre comincia a lanciare astronavi verso i pianeti, alla ricerca di contatti con altre intelligenze. La nostra posizione dunque non può prescindere da quella di essere uomini testimoni della realtà del proprio tempo. Uomini che quindi non possono essere tanto sciocchi e presuntuosi da considerarsi universalmente unici e creati ad immagine e somiglianza di Dio. Dovremmo essere più consapevoli della dimensione cosmica del concetto di Essere Supremo e smetterla con questa tentazione del tutto profana di creare dei minori. Un giorno del 1622 i parigini scoprirono sui loro muri alcuni manifesti nei quali lessero: “ Noi, deputati del collegio principale dei Fratelli Rosa-Croce, facciamo soggiorno visibile e invisibile in questa città, per grazia dell’Altissimo verso cui si volge il cuore dei Giusti, allo scopo di trarre gli uomini, nostri simili, da errore mortale”. Se ricordiamo per un attimo che agli affiliati della Rosa-Croce venivano a quel tempo attribuiti molti segreti, come la trasmutazione dei metalli, il prolungamento della vita, la conoscenza di ciò che avviene in luoghi lontani, l’applicazione della scienza occulta alla scoperta degli oggetti più nascosti, non possiamo non accorgerci che questi poteri sono ora patrimonio della scienza del nostro tempo.
Autore :Bruno Gandolfi
Fantasy bridge on a portal in the space. 3D rendering image.
La fotografia nelle opere del Critico Melinda Miceli. Bellezza immortale .
Tutti i critici si sono concentrati sull’arte della Scrittura della nota Donna Siciliana con decine di altri riconoscimenti da record, Melinda Miceli Critico d’arte perciò voglio oggi dare un contributo importante che riguarda l’apparato fotografico presente in tutte le Sue opere ed articoli.
Dalla prima Opera “Il lago di Lentini ” all’ultima “Siracusa provincia d’Europa”, testi raffinati da collezionisti , tutte le foto sono dell’Autrice come recita il colophon Fototeca Melinda Miceli. Se i viaggiatori del famoso Grand Tour Sette-Ottocentesco avessero avuto a disposizione questo tipo di Arte visiva, di certo, ne avrebbero scattate di simili. Foto che ammaliano con l’occhio che inquadra, toni, luci per creare la vertigine stendhaliana e fissarla per sempre.
Una nobile “fissazione” dannunziana per il Bello che, però, si connette alla ricerca storica accuratissima che va alla ricerca di documenti e codici avvolti dalla nebbia della storia più antica.
Talvolta il Bello armonico e apollineo lascia il posto al Sublime, impetuoso e selvaggio come tornei cavallereschi
Anche le copertine, come quella di Primadonna in Sicilia, sono curate persino lungo i bordi, con fregi e colonne che richiamano l’Arte greca.
Melinda Miceli, è sempre a caccia del dettaglio, sin dagli esordi nelle celebri guide interdisciplinari anche didattiche di vari siti della Sicilia orientale e in particolare della sua amata provincia aretusea, tutte con ampi spazi dedicati all’arte e a notizie tralasciate dalle guide ordinarie. La Scrittrice abbina a queste gia’ pregiate guide, foto da lei scattate per dare luce a quel grande e raffinato quadro estetico trasposto nei libri, in lei connaturato e così le foto assurgono al loro ruolo di itinerari storiografici ed ambientali dalla Miceli indagati e fruiti in prima persona come escursionista e ricercatrice.
La fotografia di Melinda Miceli è anche percorso di gnosi perché, forme e colori, diventano anche allegorie della Natura e del Trascendente, come la luce che entra in S. Chiara di Noto e indica il Paradiso dantesco, lasciando all’immaginazione di Chi comprende, spazio per l’elaborazione personale.
In quanto sensibilizzata dal suo essere Critico d’arte, proveniente anche da un percorso di pittrice e interior designer, le sue foto sono ambientazioni di eventi artistici quali mostre d’arte, quadri, monumenti, tramonti, edifici, Sky line di città, oggetti particolari che possono sfuggire ai profani ma non ad occhi dediti a una costante pratica artistica e così la Miceli sa estrapolare ed immortalare l’anima e lo spirito che sovrasta tali contesti superando quel materialismo epicureo sul quale si soffermano gli occhi abituati agli interessi e piaceri principalmente materiali e superficiali.
La Sireneide, come l’avevo precedentemente definita, emerge da profondità smeraldine mediterranee, immortala e torna nel Suo misterioso regno di cui regala splendidi frammenti.
Testo rielaborato da Alessandra Marinacci che ringrazia la Critica Dott. ssa Melinda Miceli per il materiale generosamente messo a disposizione.
Hope è la Regina norvegese ed è la nostra guida nella categoria “ambiente e animali”; biologa, riservata ma affettuosa è la meno eccentrica tra le Regine. Riserva però una sorpresa, nel fantasy…
Red-haired woman in a green medieval dress near the castle
L’articolo che segue è stato scritto da un Autore che stimo molto e che ha uno stile chiaro e curato. Non rispecchia il mio pensiero in alcuni punti ma, come promesso, questo è un blog che non è basato sul pensiero unico. Ben venga il dibattito, se i modi sono rispettosi dell’altrui pensiero.
Perché la razza umana, fin dall’inizio del suo percorso sul pianeta, ha utilizzato la “caverna” anziché la “tana”, creando di fatto il modello sociale la cui cellula è la famiglia? Perché a differenza degli altri cuccioli del regno animale che si rendono autonomi al massimo entro il primo anno di vita, i cuccioli di uomo, per diventare autonomi, di anni ne impiegano ben più assai, per dirla come un mio caro amico partenopeo.. E questo , fin da allora, ha imposto i diversi ruoli funzionali, e non solo biologici, tra gli attori del nucleo: padre madre e figli. Un modello diventato base della struttura sociale che ha consentito all’umana famiglia di vivere e prosperare e diventare la specie intelligente e dominante. E’ abbastanza chiaro infatti – tutti lo sappiamo bene – che questi ruoli erano e sono concettualmente semplici ed ubbidiscono a istinti primordiali quali la preservazione e la continuazione della specie che impongono la possibilità di trovare il cibo, di difendersi dagli attacchi delle altre specie, di proteggersi dal freddo , dal caldo , dalle malattie, dai pericoli . Siamo esseri sociali perché è solo socializzando che possiamo realizzare praticamente tutte quelle esigenze primarie (ed anche secondarie che soddisfano i piaceri) che preservano la specie, che ci consentono di chiamarci umanità. Ora però – in nome di una identità puramente individuale, singolarmente dominante e di interessi vari, tra i quali prevale quello economico – una parte della società vuole e tenta di smantellare quel modello sociale che ha come base la famiglia. Appare infatti in modo evidente che il post moderno non voglia figli e addirittura , come scrive Silvana De Mari, che questa negazione venga offerta come dono al pianeta. Insomma il post moderno odia. Odia il figlio, odia la madre e soprattutto il padre. La figura paterna ha il torto di dover rappresentare anche l’autorità, perché una corretta educazione deve dare amore e anche ragionevole autorità. I bambini ne hanno necessità, non a caso giocando fra loro imparano la vita, sperimentano con giochi che simulano la vita vera. Giochi in cui recita un ruolo importante l’amicizia, ma anche l’autorità che da sempre qualcuno del gruppo dei pari, più forte o più adulto, utilizza su chi la subisce. Ma per quanto a volte il gioco possa diventare anche molto duro (bisogna sempre valutare gli avvenimenti che possono apparirci banali con gli occhi e l’età di chi li vive) rimane una esperienza , una sperimentazione che prepara alla vita adulta futura. Oggi ad esempio sono sempre più numerose le voci di chi sostiene che dovrebbe essere ripristinato il servizio militare o sociale obbligatorio. Non che ciò debba obbligatoriamente avvenire, ma probabilmente molte persone mettono in relazione l’eliminazione dell’obbligatorietà di questi servizi con un ritardo della maturità e un prolungamento dell’adolescenza , definita adultescenza. Ecco allo stesso modo la figura paterna è quella deputata a creare un confine che consente ai figli di imparare a capire la prospettiva, ad usare la vista cinestesica. Ma il suo ruolo è anche quello di difesa e protezione di madre e figli anche a costo della sua stessa vita. Il suo nome e cognome è li a rappresentarlo come baluardo per avvertire i malintenzionati di quello che potrebbero subire; ma è anche li per consentire a chi di dovere di prenderlo a calci se non dovesse svolgere il suo compito. Non a caso chi oggi vuole eliminare la differenza di genere, deve eliminare la famiglia e per farlo deve prima di tutto eliminare l’uomo padre. Ecco che allora, come scrive Silvana De Mari, nelle narrazioni i padri sono criminalizzati o ancor peggio ridicolizzati come fossero scimuniti: Fantozzi e Homer Simpson, per fare due esempi emblematici, sono padri ridicoli. L’unico padre buono è quello di Harry Potter, vale a dire il padre morto. I figli hanno bisogno della figura paterna. Non è solo un assunto scientifico , ma una verità dimostrata ampiamente dalla sperimentazione sul campo della vita: orfani di padre o figli di genitori separati hanno dimostrato che la carenza della figura paterna aumenta la difficoltà di formare il senso di sé forte, aumenta la possibilità di dipendenza dal giudizio, aumento l’insicurezza poi compensata da deliri di onnipotenza e conseguenti comportamenti aggressivi. Mentre la società post moderna si sta preparando a smantellare definitivamente l’identità di genere non riconoscendo il modello famigliare congenito, proviamo per un attimo a chiederci per quale motivo il neonato riconosce immediatamente la madre dal padre ed attua con entrambi reazioni differenti? Forse la risposta è oltremodo semplice: per la nostra specie il nucleo famigliare non è semplicemente un modello organizzativo, ma la realtà dienneatica che ci connette e ci integra con il reale naturale. Senza di esso ci estingueremmo. Non è un caso che siamo fatti della stessa sostanza dell’universo.
Un altro giorno è passato e Vi desidero salutare con la meravigliosa musica di Ennio Morricone; il vento grida e chiama le creature marine e i gabbiani nella danza delle onde.
Di nuovo ho il piacere di porLe delle domande Dott. ssa Miceli. La Sua attività ha una forza epica e le sue Opere in ogni campo si estendono e susseguono, mantenendo livelli altissimi. Lei ha pubblicato 18 opere, saggi da intenditore e didattici per le scuole tra cui “Siracusa e le meraviglie dell’UNESCO” annoverati tra i bookseller mondiali per illustrazioni e testi ricercati. Altresì il romanzo “Primadonna in Sicilia”, pluripremiato nel mondo anche con attestati di merito istituzionali alla Carriera. E’ il direttore artistico onorifico di Explorer of art, Arte storica, Luz Cultural magazine, Arts direct, Oscar delle arti, altresì critico d’arte delle riviste sopracitate e Enciclopedia d’arte italiana, Pittart, Globus magazine. È una grande sostenitrice della cultura indottrinata e dell’arte in ogni sua forma e forse ciò le ha permesso di ricevere 17 premi letterari e numerose onorificenze tra cui la laurea honoris causa dell’Università di Cantherbury. È il Vicario internazionale dei Templari federiciani per la Cultura e l’arte.
Il Libro
Anche la nuova opera letteraria estera che ho avuto il piacere di leggere in italiano, è imperniata sula ricerca della Bellezza. Ci spieghi lei la trama?
“La Catedral de l’alma” è il titolo del mio nuovo romanzo colto e iniziatico pubblicato da Ediciones Matrioska, Spagna. Potrei definirla la mia opera Maestra in quanto rivelo al grande pubblico i miei segreti di conquista e i segreti ancestrali dell’amore tra uomo e donna nella sua sfumatura più arcana attraversando luoghi e dei paesaggi che si fanno specchio di emozioni e dei di temi religiosi ed artistici trattati. Si tratta della biografia di una donna molto bella e colta, una donna eletta e sensitiva, amante dell’arte e dei viaggi, che affascina gli uomini più belli e potenti ma narcisi, vuoti o perversi che lei, redime tramite il suo essere superiore”.
Questa Sua missione di Maestra spirituale e Sibilla si legge alla base anche del nuovo Romanzo? Il “giro” che compie è come un Gran Tour stendhaliano, in cui l’anima incantata diventa strumento di elevazione?
“La mia nuova pubblicazione è un romanzo d’arte che raffigura i misteri d’amore attraverso i dipinti, le Cattedrali e i loro simboli alchemici, i viaggi della bellissima protagonista per lottare contro i demoni dei suoi fidanzati. “La catedral de l’alma” in un misterioso intreccio narra un percorso di conoscenza e di costruzione dell’Essere facendosi simbolo di un secolo orientato verso la riedificazione spirituale di un destino da ragioni etico- filosofiche. Il romanzo indottrinato presenta molti colpi di scena e traccia il ritratto di due territori, la Sicilia e la Spagna, legate da una vena esoterica”. Il linguaggio Sapienziale con rimandi filosofici e alla gnosi ben elabora lo scontro tra luce ed ombra che rende la trama avvincente e suggestiva ed evocatrice con la forza del linguaggio “eletto” dei grandi Scrittori come Dante e D’Annunzio a cui mi sono ispirata. L’importanza della lettura di questo romanzo sta nella catarsi dell’anima e della nostra società decadente, sta nell’aver indicato la via della liberazione dai limiti umani e nell’acquisire tutti i segreti del vivere di un eletto per superare gli ostacoli di ogni giorno. E’ il romanzo che tutti dovrebbero avere perché la sua ricerca di verità e di liberazione è un modello per la società moderna immersa tra la vacuità, le incertezze e l’inganno nel velo del sistema. Il mio messaggio etico di trascendenza e di evoluzione spirituale si configura dunque quasi un esorcismo che esorta al cammino iniziatico mentre indaga con grande profondità il nostro secolo. Nella sua lettura Alchimia, kabbala, esoterismo s’inseguono condizionando il mondo tangibile e in un contesto freudiano, realtà e illusione. Sfumano nel mistero in atmosfere elette e di redenzione. L’intuito, il Sapere, bellezza della protagonista e l’Amore Eterno del suo ultimo efebo riusciranno a superare le ambigue tenebre del mondo attraverso l’Alchimia Suprema della magnifica Cattedrale dell’anima”.
Melinda Miceli
Sappiamo che è molto richiesta come Scrittrice oltre come poetessa e critico d’arte. Vuole dirci qualcosa sulle nuove pubblicazioni?
“Sto scrivendo e ultimando le seguenti opere: il saggio *I Templari e l’archetipo di perfezione terrena* e il mio libro di poesie ermetiche e dottrinali” La Sibilla vento di Alchimia” per Ediciones Matrioska, Spagna in uscita a gennaio. Inoltre devo finire un saggio sulla biografia del Conte di Saint Germain. Il libro di poesie è la biografia del conte saranno editi anche in Italia. Sto scegliendo l’editore”.
Intanto complimenti per aver rivelato in quest’Opera la trasfigurazione del male e la Conoscenza dell’eletto donandoci un prezioso strumento storico- culturale, grande contributo alla letteratura contemporanea mondiale”
Interior of Sainte-Chapelle, Paris, france
Cattedrale gotica
Tra le mille iniziative della Dott. Miceli va ricordato il Certamen delle Cattedrali.
Sto contattando pochi ma eccellenti Collaboratori ; il nostro è un blog piccolo, una sorta di salotto in cui conversare piacevolmente ma non in modo superficiale, tanto meno disturbati da pubblicità di prodotti a mio parere piuttosto discutibili ( ne parlerò come” costume”).
Ci saranno, quindi, delle interviste ma brevi : tre domande, per rispettare i tempi sempre più ristretti sia degli Ospiti che dei Lettori. Dei link permetteranno di approfondire l’argomento o di conoscere maggiormente l’Intervistato/a.
Vi auguro buon pomeriggio, con questa immagine rinfrescante!